Ti succede mai di essere attratto da pane, pasta, pizza oppure soprattutto dolci, così tanto da non riuscire proprio a controllare la mano che porti alla bocca? E magari sei anche soggetto a sbalzi di umore se non sazi immediatamente questa “strana” fame?

L’espressione “Mamma mia, questo dolce è talmente buono che mi crea dipendenza!” purtroppo non è un modo di dire.

Siamo ahimè circondati, ovunque tu vada ci sarà una tentazione pronta a prenderti. Mi riferisco a tutti quei cibi che vengono confusi come alimenti anziché nutrienti, quei cibi che ci riempiono e danno un senso di sazietà e che, a causa dell’uso e abuso di zuccheri, ci introducono in una sorta di dipendenza.

Cercherò di spiegarti come funziona.

Hai mai sentito parlare del “ciclo dell’insulina”? Molto in sintesi, ogni volta che mangiamo carboidrati il livello di zuccheri nel nostro sangue (glicemia) aumenta e questo induce il pancreas a produrre insulina, un ormone molto importante che ha il compito di attivare il trasporto dello zucchero nelle cellule per dare loro energia.

Oggi purtroppo siamo circondati da cibi raffinati ricchi di zuccheri e capaci quindi di sovrastimolare la produzione di insulina. L’organismo viene in questo modo stressato e riesce sempre meno a rispondere al messaggio dell’insulina diventandone così “resistente”. Ecco come si presenta l’insulino-resistenza che è il preambolo del diabete.

Inoltre l’eccessiva quantità di insulina liberata provoca un brusco e repentino calo della glicemia e attiva il meccanismo di stimolazione dell’appetito (ecco perché hai il “buco allo stomaco” poco tempo dopo una bella scorpacciata di carboidrati), contribuendo quindi a favorire sovrappeso e obesità.

Tutto questo è già un bel quadretto… ma c’è di più.

Si dice che mangiare è uno dei piaceri della vita, infatti è un nostro bisogno primario legato all’istinto di sopravvivenza della specie, come lo è anche riprodursi per esempio. Quella tipica sensazione di benessere e piacere che si prova dopo aver appagato un bisogno è un merito del neurotrasmettitore dopamina che viene rilasciato in queste circostanze. E’ un meccanismo fisiologico come quello dell’insulina, che funziona alla perfezione finchè non cadiamo nella trappola dell’eccesso, e ai giorni nostri questo è un rischio che si corre facilmente.

Come scrivo qualche riga sopra siamo circondati da tentazioni, l’offerta dell’industria alimentare è ricca di cibi raffinati che sembrano progettati apposta per attivare grandi quantità di dopamina, e questi alimenti vengono resi prontamente reperibili. Prova solo a pensare al supermercato in cui fai la spesa abitualmente, che tipi di prodotti trovi nelle prime corsie subito dopo l’ingresso? Io trovo frutta e verdura (per fortuna, anche se non sempre sono all’inizio) e subito dopo biscotti, pasticcini, marmellate, cereali da colazione, crackers e chi più ne ha più ne metta. Sembra tutto studiato, e ciò rende difficile mantenere delle sane abitudini alimentari, soprattutto nel caso delle persone più vulnerabili inclusi i bambini.

Quando ci appaghiamo troppo con questi cibi raffinati, la dopamina viene liberata in grandi quantità, e poiché ha la particolarità di esaurirsi rapidamente, il brusco calo dei suoi livelli che si verifica dopo il picco raggiunto provoca uno stato d’animo negativo (il contrario di ciò che fa la dopamina stessa), con conseguente insoddisfazione, forte necessità di soddisfare nuovamente il bisogno di piacere e ricerca di quel cibo che in precedenza ci ha fatto stare bene.

Questo ciclo ripetuto diventa una sorta di montagna russa e da qui la dipendenza.

Esistono diversi studi scientifici che hanno preso in esame questo meccanismo, cito questa ricerca del 2008 dell’Università di Princeton in cui dei ratti sono stati sottoposti a grandi quantità di acqua e zucchero per osservare come nel giro di qualche settimana questi mostrassero degli effetti simili a quelli dell’astinenza dei tossicodipendenti. Questa revisione del 2017 pubblicata sul British Journal of Sports Medicine ha dato nuovo risalto al tema.

Sebbene senza dubbio questa forma di dipendenza sia meno grave di quella indotta per esempio dalle droghe, non bisogna sottovalutarla.

Lo zucchero e tutti i carboidrati non sono assolutamente da demonizzare, come per tutte le cose vale la regola generale che, nella giusta misura, essi servono per la vita delle cellule.

Ci sono alcuni accorgimenti che possono essere d’aiuto per non cadere nella trappola del “troppo”.

Un ruolo importante nella ricerca o meno di cibo spazzatura è giocato, si sa, dalle emozioni. Ecco quindi che lo sport, un lavoro interiore di sviluppo di consapevolezza, lo yoga ecc., rappresentano probabilmente il miglior rimedio alla dipendenza da zuccheri, oppure il miglior strumento di prevenzione.

Assieme a questo è necessario eliminare tutti i cibi spazzatura dalla nostra vita quotidiana: dolcetti, bibite zuccherate, pasticceria, sciroppi, caramelle ecc. Ricordiamoci che la natura ci ha fornito la frutta!

Non parliamo solo di restrizioni però, perché più bilanciato è il regime alimentare (significa mangiare giusto e poterlo fare anche a sazietà!) meno saremo attirati dagli sgarri e dagli spuntini. Se impariamo a nutrirci in modo equilibrato e naturale, ogni tanto un piccolo strappo alla regola possiamo anche concedercelo.

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Life Coach | Elena Padovese ironman coach certificato